L’Arsenale di Venezia, “uno dei più belli del Mediterraneo” scriveva il generale francese Serrurier che l’aveva occupato nel maggio 1797; ha una storia di trasformazioni, la cui stratificazione ha prodotto un palinsesto ricco di segni, materie e significati.
Attualmente la destinazione di parti consistenti del complesso dell’Arsenale a funzioni espositive legate alle attività della Biennale di Venezia ha riattivato un processo d’uso e di trasformazione così come la storia dell’Arsenale testimonia.
La contemporaneità non si è sottratta e forse questo è uno dei rari casi nei quali il recupero e soprattutto il riuso, nel senso di nuovi utilizzi che determinano nuovi cicli di vita, sembrano rinnovare principi evolutivi e di trasformazione propri della città.
Il progetto per il recupero della torre da seguito a questa filosofia: nel 2006 la Società Arsenale di Venezia S.p.A., ha bandito un concorso per il recupero della torre e di altri manufatti della Darsena. Per la Torre di Porta Nuova, Il progetto vincitore è stato quello di MAP Studio.
Il programma posto alla base del bando indicava quale nuova destinazione della torre un polo culturale, in particolare la torre doveva ospitare il nuovo centro per la ricerca scientifica, storica e culturale relativa all’Arsenale.
La complessità e la delicatezza del programma (sala conferenze, sala espositiva, laboratori, biblioteca, uffici e un articolato e ricco sistema di percorsi interni) hanno rappresentato una sfida impegnativa per i progettisti, vinta adottando una strategia e scelte progettuali in grado di definire chiare relazioni tra le nuove opere e l’edificio preesistente.
La strategia adottata si fonda sul riconoscimento della forza iconica della Torre, da non considerare dunque come un neutro contenitore, e sull’interpretazione dell’unità spaziale e della continuità verticale interne. La nuova architettura è separata, indipendente, ma non autonoma dall’edificio che la contiene: tutti gli spazi, gli elementi, i volumi sono distinti, staccati e separati dall’involucro originario, anche i percorsi e le scale sono strutturalmente e volumetricamente indipendenti dalle murature esistenti. MAP studio ha disegnato una sequenza, sostenuta dal continuum spaziale e funzionale delle scale, scegliendo materiali che, per trama e campitura, entrano in risonanza con la tessitura delle murature in laterizio, utilizzano la luce naturale come interfaccia tra l’involucro ed il contenuto.
Al piano terra l’atrio d’ingresso distribuisce gli uffici e la sala conferenze: i primi sono ricavati nello stretto spazio laterale compreso tra il muro perimetrale ed uno dei due setti di spina centrali; la sala conferenza invece si espande nello spazio di forma trapezoidale. Si ha quindi un vero e proprio “spazio dentro lo spazio”.
Una scala pubblica conduce al primo livello, il più ampio dell’intera costruzione, destinato da programma ad attività espositive. Uno spazio vuoto ed imponente “misurato” dalla presenza dei due grandi archi ogivali e di una antica scala in legno.
Sul fondo, tra il muro di spina e quello perimetrale una nuova scala costituita da rampe e ballatoi conduce al livello superiore. Concepita come una successione di volumi in acciaio cor-ten sospesi dall’alto, è una vera e propria macchina percettiva: la “pesantezza” visiva dei parapetti metallici contrasta con le lame di luce provenienti dall’alto.
Da sotto, la carenatura irregolare del rivestimento di cor-ten suggerisce l’effetto di scocca sospesa, anch’essa staccata dalla muratura in laterizio faccia a vista.
Continuando a salire, si entra nel volume terminale della torre interamente occupato da una rampa che conduce al terrazzo di copertura. Si tratta di un ulteriore dispositivo che arricchisce l’esperienza dello spazio: la rampa, così come è avvenuto precedentemente per le scale, viene percepita come un elemento volumetrico piuttosto che come piano inclinato ascendente, indipendente e investito dalla luce naturale che proviene dall’alto.
La scelta di sagomare le falde della copertura in modo da consentire la penetrazione della luce dall’alto rappresenta un dispositivo alla base della dialettica con la quale il progetto del nuovo si relaziona con la preesistenza storica, non per sottolinearne l’alterità, ma per rinnovarne la vitalità spaziale, indispensabile per un programma di riuso che punta ad un nuovo ciclo di vita dell’edificio. La luce naturale è qui sostanza materiale dell’architettura e concorre a delineare i caratteri di una nuova architettura incorporata in un’altra.
I nuovi materiali dialogano con le preesistenze attraverso un linguaggio stilistico e formale dissonante rispetto alle trame e campiture delle strutture murarie storiche. Costruendo all’interno di un’altra architettura si afferma un principio di continuità di cui non è pensabile la fine. L’oggetto che rincorre un altro oggetto descrive una successione: la ripetizione di elementi, spazi, volumi nella torre.
Il progetto di MAP Studio ambisce così a diventare un esempio nella re-interpretazione di un modello storico.
Credit: Costruire in laterizio | http://bit.ly/2qhwhUW
Progetto: MAP studio | http://www.map-studio.it/
Fotografie: Alessandra Chemollo ORCH